Bertolucci aveva una sincera predilezione per la lirica, amata e apprezzata fin da bambino. Il padre Attilio nutriva un vero e proprio amore per le opere verdiane e per questo motivo le arie e le selezioni d'opera hanno fatto parte integrante dell’infanzia del giovane Bernardo.
Cominciò a conoscere l'opera molto presto, partecipando anche come comparsa a quindici anni in un'opera, spinto dalla curiosità e dal desiderio di guadagnare qualche soldo. Il suo unico compito era di marciare con una lancia avanti e indietro, ma questa semplice esperienza fece sì che appassionasse alle opere Verdiane. Intorno all'età dei diciotto anni andava molto spesso a vedere le opere e sentiva che c'era come una corrispondenza nella cultura, nella città da cui veniva e nel melodramma che lo affascinava molto.Nutriva una stima profonda viscerale per Verdi, parmigiano come lui, che considerava uno dei più prestigiosi compositori di musica lirica. Verdi era inoltre un'esempio tangibile della coerenza nazionale, un vero e proprio simbolo artistico dell'unità del Paese. Partecipava attivamente alla vita politica all’interno del movimento risorgimentale che perseguiva l'Unità d'Italia. Il Trovatore era un'opera che amava moltissimo e che conosceva dalla prima nota all'ultima. Quella che può essere definita senza ombra di dubbio la sua opera preferita era: La forza del destino, un melodramma diviso in quattro atti su libretto scritto da Francesco Maria Piave.I continui ascolti hanno influenzato inevitabilmente la cinematografia di Bertolucci come è evidente in diverse sue pellicole.
Nei suoi film la musica si rivela come “pensiero” e come “linguaggio”: ogni personaggio della storia esprime una specifica modalità.
Nel film La Luna si manifesta come “pensiero” quando Caterina camminando per le strade di Parma ascolta il preludio del terzo atto de La Traviata; mentre si manifesta come “linguaggio” quando l'anziano maestro di canto si esprime solo cantando.
In questo film, intensamente verdiano, sono presenti i brani Il Trovatore e Un Ballo in maschera, frammenti da Rigoletto e da La Traviata. Ha scelto queste due opere per la presenza dell’elemento edipico.
La prima scena d’opera che si vede è il finale dal primo atto del Trovatore di Giuseppe Verdi. Nel finale Riccardo morente canta “Tutti assolve il mio perdono”. Da non dimenticare di Wolfgang A. Mozart Soave sia il vento e Così fan tutte.Dopo aver girato questo film ricevette delle proposte per girare delle regie d'opera dalla Scala, dall'Opera di Parigi e il Direttore Riccardo Muti cercò in più occasioni di convincerlo. Rifiutò perché disse che senza la sua macchina da presa si sarebbe sentito totalmente disarmato.
Ricorda uno spiacevole episodio accaduto una volta sul set di La Luna.
Erano davanti al cancello di Villa Verdi, a Busseto quando arrivò un’automobile velocissima che per poco non lo investì. Bertolucci gli si rivolse dicendogli di stare più attento e chiedendogli chi fosse. Era un discendente di Verdi a cui era stato chiesto inutilmente il permesso di girare all’interno. In quell’occasione provò a insistere dicendo “Ma perché, c’è sempre Verdi in tutti i miei film, io adoro Verdi” . Villanamente gli fu risposto, prima di chiudere il finestrino e andarsene sgommando: "Lei non adora Verdi, lei adora il burro".
Il film Novecento inizia con la notizia della morte di Verdi il 27 gennaio 1901 giorno in cui nascono i due personaggi principali Alfredo ed Olmo.
La Strategia del ragno ha il suo momento principale nell’ultimo atto in un teatro dove si rappresenta Il Rigoletto. Per il suo film Novecento chiese a Morricone di unire stili diversi tratti dalla tradizione musicale italiana, da Verdi, dalle canzoni folk e dalla musica del Novecento come Stravinsky o Schoenberg. Con L'ultimo imperatore ottenne l’Oscar per la migliore colonna sonora. Aveva scelto tre grandi compositori di musica internazionale: Ryuichi Sakamoto, Cong Su eDavid Byrne. Sakamoto realizzò musica epica e dal sapore orientale, David Byrne una musica sinfonica occidentale. Nel suo film L'ultimo Imperatore identifica l'imperatore Pu Yi con il tenore, Wan Jung con la soprano e il tutore interpretato da Peter O'Toole con il baritono.
Il grande amore di Bertolucci per la musica non si limitava solo all'opera. Apprezzava molto anche il jazz e da giovane aveva due album 78 giri: gli Hot Five e Hot Seven di Louis Armstrong. All'età di quindici anni a Roma, scoprì il jazz di Gerry Mulligan e Chet Baker, il Cool jazz.
Nel film Ultimo tango a Parigi decise di omaggiare il suo amico Gato Barbieri, sassofonista e autore argentino, facendogli fare la musica del film. Era rimasto impressionato dal fatto che un sax tenore bianco avesse il suono di un sax tenore nero e gli venne in mente il titolo del film. La musica sottolineava lo stato d'animo dei personaggi.